tag:blogger.com,1999:blog-9322800443415280722024-02-07T19:04:29.569+01:00laconicamentecronache italo-abruzzesi web orientedAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.comBlogger7125tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-51656223323692582702012-12-17T23:16:00.000+01:002012-12-17T23:17:51.401+01:00La morale<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvUDOYCN6V_AEkttq18frw65H3jmaNoH4_o8c8El3xRvTsfQTbPltn1kJoYMU41uRAc2vof4GIW1xzH1SbqQ84yHOs3wDH-EMyhZCmXVGxhdYNFhBtLxjvLu2QJlgXlKG0yUHQ1CnqGJE6/s1600/fiori-di-campo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="fiori di campo prato fiorito " border="0" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvUDOYCN6V_AEkttq18frw65H3jmaNoH4_o8c8El3xRvTsfQTbPltn1kJoYMU41uRAc2vof4GIW1xzH1SbqQ84yHOs3wDH-EMyhZCmXVGxhdYNFhBtLxjvLu2QJlgXlKG0yUHQ1CnqGJE6/s640/fiori-di-campo.jpg" title="fiori di campo prato" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Sandro trovò Romeo schiantato al suolo con la testa
sanguinante. Lo guardò un po’. Era morto. Corse sopra a chiamare Alberto che se
ne stava in pantofole di fronte alla TV.</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Albé, Romeo…</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Che ha fatto Romeo?</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->È morto! S’è lanciato dal balcone!</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Alberto non gli credeva. Scese in veranda e scoprì Romeo
immobile, con le zampette adagiate da un lato.</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->L’hai lanciato tu di sotto?</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->E come facevo a lanciare un gatto dal primo
piano?</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Lo hai attirato con qualcosa e lui ti è corso
dietro…</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Era scettico, Alberto, eppure Sandro era suo fratello e non
aveva mai polemizzato per quel gatto. Romeo ci aveva provato varie volte a
scappare da quel metro quadro al primo piano, e durante la notte miagolava alle
stelle prima di atterrare di sotto e correre via. Ma Alberto e Renata lo
avevano sempre riacciuffato, e il giorno dopo Romeo faceva di nuovo la spola
sulla ringhiera verde, camminando in bilico tra schiavitù e libertà. Questa
volta, però, era diverso. Sembrava che Romeo non avesse nemmeno provato ad
atterrare con le zampe ritte e che si fosse buttato sul cemento di testa, come
per porre fine ad un inutile istinto di sopravvivenza.</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Dimmi la verità Sandrì, sei stato tu?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Nemmeno stavolta Alberto gli credeva. Ma Sandro diceva la
verità, come tanti anni prima, e anche in quell’occasione Alberto si era
arrabbiato ed era corso da Renata, che smentiva tutto e urlava le sue
maledizioni contro il cognato visionario. Eppure nel canneto non c’era solo
Sandro, perché Alessio giocava giù nel fiume e l’aveva sentita la mamma, lui sì
che l’aveva sentita. A quel tempo non c’era l’autostrada, e dietro casa gli
unici rumori di un sogno di bambino erano lo scorrere impercettibile del fiume
e la marmitta scassata della Cinquecento di Guerriero, che abitava lì vicino e
non sapeva fare la doppietta.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Renata correva veloce e si teneva la gonna tra le canne per
non strapparla. E quando usciva Renata arrivava anche Giannino, dalla casa di
fianco, che chiudeva lentamente il cancelletto sul retro e scendeva al fiume
con le galosce al ginocchio. Alessio l’aveva vista la mamma, tirarsi su la
gonna e mostrare le cosce pelose, e Giannino le si premeva addosso con foga
quei due o tre minuti, mugolando un po’ prima di fermarsi. Poi tornavano a
vigilare nel silenzio e si rivestivano in fretta, Giannino si sporcava gli
stivali nel fango e Renata fuggiva a casa con un palmo di margherite, con cui
ogni giorno riempiva il centrotavola della sala da pranzo. Quando Alberto
tornava dal cantiere, stanco morto di polvere, si fermava ad annusarle, ed era
contento così, anche se sua moglie la notte si girava dall’altra parte, perché
aveva una casa fiorita di fresco e il sapore del fiume tra la biancheria.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Alessio c’era andato qualche volta al canneto e si era
portato dietro pure Fabio, che ancora non sapeva parlare. Dicevano in paese che
stava crescendo su un po’ tocco, ma non dicevano nulla quando Renata lo
picchiava sulla testa con la scopa. Alessio strillava come un maiale scannato e
lei gli ripeteva “Ma che cazzo ti dice ’ssa coccia?” e gli salmodiava che era
un bambino stupido e bugiardo, e che stava troppo appresso allo zio Sandro,
cattivo e linguacciuto come l’erba gramigna. Alessio glielo aveva detto al papà
quello che aveva visto nel canneto, e glielo aveva raccontato pure Sandro, che
lo sapeva com’era Giannino e che andava a nascondere il membro duro tra le
gambe di sua moglie. Ma Alberto si incazzava come una iena quando sentiva
chiamare sua moglie “puttana” e sbraitava se Sandro curava la fronte di
Alessio, martellata di bastonate. “Sei invidioso perché tua moglie non se la
incollerebbe nessuno” rispondeva “con quei peli neri che le pendono sotto il
naso” e un po’era vero che Linda aveva i baffi , ma erano vere anche le ferite
di suo figlio, e Renata per non sentirli litigare prendeva la macchina e
sgommava in prima, scomparendo nel polverone.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Verso i quindici anni Alessio aveva lasciato la scuola e si
era messo a fare l’elettricista. Era un ragazzone bruno con l’andatura da orso,
ma tutti sapevano che era un grandissimo lavoratore e chiamavano lui per i
lavoretti di casa. Alessio riparava ogni marchingegno in pochissimo tempo senza
sporcare nulla, si chinava a terra sugli attrezzi e i pantaloni gli scendevano
mostrando lo spacco peloso del culo. </span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Mamma, questa è Laura. Io me la sposo. –
sentenziò Alessio un giorno, entrando in casa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Si era incazzata di nuovo, Renata, e avrebbe voluto
massacrarlo di botte anche da grande, ma Alessio era diventato grosso come un
toro e la allontanava da sé con un braccio solo. Non ci poteva credere che
quella era sua nuora, così grassa che manco il diavolo se la portava via,
fasciata da una tunica nera troppo larga che la faceva somigliare a un
abat-jour.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">“Donna grassa non fa figli!” ripeteva Renata, ma ad Alessio
non importava e quando affondava le braccia tra le pieghe del corpo di Laura
era contento come un bambino e gli sembrava di avere accanto la bambola di
carne più bella che c’è.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Alessio e Laura si sposarono e andarono a vivere poco
lontano. La sera, prima di rientrare a casa, Alessio si fermava al supermercato
e le comprava un cioccolatino, un biscotto, una caramella. Poi suonava il
campanello e si nascondeva dietro la confezione, e quando Laura lo vedeva,
tutto rosso con le mani protese, gli buttava le braccia al collo e rideva della
sua fiaba di cioccolato.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Poi una sera alle nove Alessio non era ancora tornato e
Laura prese la macchina e corse da Renata.</span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Si sarà stufato di una grassona come te – aveva
risposto la suocera, che non sapeva che in due anni</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">di matrimonio avevano sempre dormito abbracciati, col
respiro che si fondeva in mezzo al lettone. Fabio, invece, mise in moto la
macchina e rifece a 10 all’ora la strada verso il supermercato e si fermò solo
quando vide la Punto scura del fratello sotto il burrone, con il tettuccio che
affondava nell’erba umida. Alessio non c’era. Alessio era sparito, scappato, impazzito,
rapito, ammazzato, arrabbiato, soggiogato, minacciato, sequestrato. Fabio ci
tornò anche il giorno dopo, alla luce del sole, battendo la campagna pezzo per
pezzo, con Laura che urlava il nome di suo marito dalla strada e nessuno
rispondeva. Ma Alessio era lì, sepolto sotto l’auto rovesciata, e Fabio se ne
accorse solo quando vide quel piede poggiato sull’erba, appena fuori dalle
lamiere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Adesso ce l’aveva Renata il tocco in testa, perché le era
venuto l’ictus, e Alberto guardava la moglie sfiorita nel letto, con il viso perennemente
in una smorfia di dolore. Quel figlio un po’ ingenuo lo aveva pianto come
un’indemoniata, mentre Giannino al funerale si era nascosto in fondo alla
chiesa ed era corso a casa prima della benedizione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Alberto accudiva la moglie come si fa con una bambina, ora
che non poteva più sgommare in macchina per non sentire la vergogna.</span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;">
</span><!--[endif]-->Fatto bene! – biascicavano i vecchi tra le
gengive – Ai bambini non si mena in testa. – </span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com0Teramo TE, Italia42.6772778 13.70574929999997942.4904343 13.383025799999979 42.8641213 14.02847279999998tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-71780252054998513042012-12-06T13:53:00.002+01:002012-12-06T13:53:55.669+01:00Il demiurgo<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-T4LIMIsd2ciGTnVM2PnL9cFJWv_aYgCcAV9Li_-Ktw93QqS0ZGGc7eUycLlPqoj6EQXb-zLQkZ0rtErDa6ap_s3Foqn8Sr2rKRNeBWiVoRXubj1AZ7uUGds6yc4lAaUkf8ZWu692WCni/s1600/GlobuliRossi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Globuli rossi" border="0" height="321" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-T4LIMIsd2ciGTnVM2PnL9cFJWv_aYgCcAV9Li_-Ktw93QqS0ZGGc7eUycLlPqoj6EQXb-zLQkZ0rtErDa6ap_s3Foqn8Sr2rKRNeBWiVoRXubj1AZ7uUGds6yc4lAaUkf8ZWu692WCni/s640/GlobuliRossi.jpg" title="Globuli rossi" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Liquami, putredine, pus, plasma, sangue. Aberrazioni umane
compiute, nascoste da un lembo di carne. Non credevo che un solo corpo potesse
contenere tanta materia fusa. Nascosta com’è dalla carne, essa non si rivela. Un
essere umano intero la trattiene. Certo, non è che non avessi mai visto
scorrere del sangue. Ma la signora Paoletti, quella sua bocca che restava
sempre leggermente socchiusa, la signora Paoletti, dico, riversa nei suoi
liquami, non mi era mai sembrata così fragile.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">- Mi mancherà tanto - disse il sindaco con la valigetta in
mano. - Qui dentro ci sono tutte le indicazioni e il denaro, naturalmente.
Addio. - Si allontanò frettolosamente. Di certo non immaginava quanta melma sua
moglie potesse contenere. Ma io sì, io lo so. E la signora Paoletti era fresca
dopo la messa in piega del venerdì pomeriggio, girava in paese con l’aria stralunata,
si guardava le punte dei capelli, attenta a non sciupare la fragile
architettura di boccoli che la sovrastava. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">La signora Paoletti torna a casa con le buste della spesa.
Prova quasi vergogna per l’impeto con cui si dirige verso il bagno e si cala i
pantaloni attillati. Espletare i più comuni bisogni fisiologici è una condanna
per una dea come lei. Ma bisogna comunque passarci per le strade dell’umanità
ferina, per quelle vie che ricordano anche al più reticente degli esseri viventi
che siamo solo orpelli con un bisogno quotidiano di privarsi del superfluo. La
signora Paoletti, ridotta al nocciolo della sua esistenza, ora è solo liquame
espunto. Eppure faceva la sua bella figura, agghindata come una bambola di
ceramica, sottobraccio al Sindaco nelle foto del giornale.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Non mi sento in colpa. Perché dovrei? Tutti siamo colti in
un infinitesimo attimo di debolezza quando nasciamo. E io sono nato due volte.
La prima, quando sono stato privazione, eiezione programmata di una donna. La
seconda, quando ho cominciato ad uccidere. Qui, tra le pendici di queste
montagne slavate, non c’è spazio per me nei titoli dei giornali. Io non esisto.
Il sesso si trascina dietro storie quotidiane, le scava nella loro brutalità, e
riempie pagine di inchiostro e bocche indiscrete. Qui la storia degli “amanti
incastrati” ha retto per due settimane in prima pagina: scribacchini poco noti
hanno indagato nell’infanzia degli infortunati consumatori di rapporti carnali,
ne hanno mostrato le improbabili perversioni, le vicissitudini che dalle stanze
riverse sulla montagna conducono in un giaciglio vergognoso, a fondersi con una
donna che concede se stessa all’inutilità. Non più espulsione, ma
completamento. Non c’è spazio e non c’è tempo per la mia opera salvifica. La
signora Paoletti, in una grazia ancora non sfiorita, non regge alle crude
pantomime del sesso.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Io uccido per non soccombere. Carnalità, passione, morbosità
non mi appartengono. Appena ho stretto quella valigia nelle mie mani, tutto ciò
che consideravo umano mi era già alieno. È per questo che non ho vacillato
nemmeno un istante, nemmeno quando ho trovato la signora Paoletti lì, seduta
sul water, nella più ineluttabile delle situazioni. È stato solo un attimo,
quello in cui le ho letto sul volto l’esitazione. Coprirsi o fuggire, salvaguardare
il pudore o difendersi. Essere umano o bestiale. Dev’essere stato in quell’istante
che Adamo ha scelto di peccare per sempre. Ed è stato nell’istante in cui la
signora Paoletti scappava ancora semisvestita che ho deciso, definitivamente,
che l’avrei vista a brandelli. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Un animale razionale deve onorare fino in fondo il suo
compito sulla terra. Figuriamoci tra le montagne, tra queste montagne, che
parlano vite non loro e se le rimbalzano di neve in neve. Appartiene all’uomo
la vergogna, la custodia di un tesoro circoscritto, la volontà di difenderlo a
costo di se stessi. Al di là di questo, c’è il resto dell’inanimato. Non me la
sono mai presa con le prostitute. Non avrebbe senso. Inveire con chi questo
forziere immacolato deve esibirlo per soldi. Non c’è umanità sotto una gonna
sdrucita da troppe mani. Ma la signora Paoletti poteva scegliere e ha scelto di
alzarsi in piedi e di correre via con i pantaloni ancora abbassati, la signora
Paoletti si è data ad una fuga savanica lasciando che le sue prerogative le
scivolassero addosso e allora io, solo io, potevo cercargliele sotto la carne
quelle prerogative, potevo ridurre il suo corpo nuovamente a liquido espulso,
esploso, allo stato primordiale della nascita come privazione. Suo marito lo
sa, ed è per questo che ha fatto di me il demiurgo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ieri la storia delle escort pagate con i soldi del Comune ha
conquistato il suo quarto titolone consecutivo. Non accade mai niente in questa
provincia. Il freddo sembra aver congelato le azioni ed esse, di giorno in
giorno, si ripetono rivendicando a se stesse una presunta originalità. Questo luogo
non è uno spaccato della nazione, non è lo specchio del popolo chiamato Italia.
Potremmo essere in Cina o altrove: l’unica cosa che ci contraddistingue è la
festa parrocchiale di fine maggio. Forse oggi tra le vallate sprecheranno un po’
di inchiostro anche per me. Ci vuole poco a diventare la provincia di sangue,
il luogo dei crimini efferati. Anche noi saremo quelli dei vicini di casa della
“brava persona”, dell’“educato” salutatore di vecchiette indiscrete, dell’“onesto
lavoratore” tutto Dio e famiglia. Diranno che l’hanno trovata in una caldera di
sangue, diranno che non sapevano chi fosse, diranno che non hanno potuto
distinguere un orecchio da un polmone. Diranno che il Sindaco è svenuto quando
ha visto com’era ridotta la loro stanza da letto e che durante l’omelia ha
invocato giustizia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Io ho ricreato questo mondo. Non siamo più quelli della
festa parrocchiale. La stampa nazionale tra un’agenda e l’altra siede serena
nei nostri ristoranti e si masturba nelle nostre stanze d’albergo. Raccontano
di una provincia rimossa, di un luogo meraviglioso e inesplorato che è ancora
Italia, di una grande tradizione folkloristica e persino del santo patrono in
processione. Com’è possibile che l’atroce dimori proprio tra queste vallate
incontaminate, com’è possibile. Diranno che da tempo il Sindaco aveva chiesto
un finanziamento pubblico per una funivia, diranno che glielo hanno rifiutato
perché in questi dimenticatoi non viene mai nessuno, che era giusto che
restassimo isolati ad accoppiarci tra cugini, negli anni ’50 ci hanno studiati
come aberrazioni genetiche. Com’è possibile che lo Stato non sia interessato a
tendere la mano verso questi luoghi, com’è possibile. Il presidente X, il premier
Y e il ministro della difesa Z giungeranno qui in elicottero perché le strade
sono crollate l’anno scorso. Com’è possibile, diranno, com’è possibile.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Nulla di ciò era possibile e io l’ho reso reale. Un reale
all’infinito. Le fiaccolate, le commemorazioni, le lapidi erette a futura memoria,
il Sindaco che solo dopo anni si risposerà e saluterà il paese dalla nuova funivia
che conduce qui, nello zero assoluto della vita reale. È questa l’umanità. È questo
il regno della pietas. Com’è possibile. Non lo so. Ma ci sto bene, in fondo, nel
futuro prevedibile scalfito dall’atroce perché so che, in cambio di tutto questo,
nessuno pronuncerà il nome del benefattore, il mio nome. Io non esisto, io sono
un simbolo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Chiudo la saracinesca del negozio, lo agghindo un po’ per le
feste. Tra poco è Natale. Domani avremo nuovi avventori. I loro taccuini
avranno fame di verità. Nella mia genetica non c’è alcuna traccia di un passato
di incestuoso sesso proibito. Magari nei titoli ci sarà posto per le mie splendide confezioni natalizie.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com0Isola del Gran Sasso TE, Italia42.5012857 13.661187942.4778722 13.6217059 42.524699199999993 13.7006699tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-48356018158898129582012-11-29T19:00:00.000+01:002012-11-29T19:00:38.232+01:00Lo straniero<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxH2KB3F0CNcjSANB2UBwq_Nga7vI4qvmfpWMCVKK6nj4XR2cTObfRvrgbAWKutyGR9s9w28D1BZNN9gYQrcekaoD4ZW4wm6feqmg7R1n6ME0oLZkvPGw7_tGKJpiUeIiVkzOdxvixh4mz/s1600/tram+roma.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Binari del tram di Roma" border="0" height="330" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxH2KB3F0CNcjSANB2UBwq_Nga7vI4qvmfpWMCVKK6nj4XR2cTObfRvrgbAWKutyGR9s9w28D1BZNN9gYQrcekaoD4ZW4wm6feqmg7R1n6ME0oLZkvPGw7_tGKJpiUeIiVkzOdxvixh4mz/s400/tram+roma.jpg" title="Binari del tram di Roma" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">C’è un uomo che divora un panino sul
tram delle 7. Quelle due settimane in Svizzera l’hanno cambiato, ci crede
davvero. Alla fine il percorso era sempre lo stesso: l’alloggio comune, la
stazione, e dalla stazione arrivare al cantiere. Credeva di averle imparate </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">due
parole di tedesco, </span><i style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">kartoffeln </i><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">e </span><i style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">cochon</i><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">, diceva ai paninari della
stazione, e questi gli riempivano una baguette con patate lesse schiacciate e
maiale alla piastra tagliato a listarelle. Lui che nel tram delle 7 si sentiva
sicuro del suo rituale, ora che mangiava lo stesso panino svizzero pensava che
nessun romano avrebbe compreso che due settimane, venti anni fa, lo avevano
reso per sempre straniero. Il percorso verso la fermata era battuto da due
stivali antinfortunistici, rigonfi di acqua come un clown, che uscivano da un
anonimo appartamento sulla Prenestina, di quelli incassati nei casermoni, densi
cadaveri da obitorio, fino al tram delle 7. E poi dal tram al cantiere, quando
si disegnava a mente una strada facile tra gli edifici di nuova costruzione che
sembravano torri di guardia, e alla fine sceglieva la solita. Mai una falla in
tanti anni. Anche se tutti quei palazzi li aveva costruiti lui e li conosceva
sin dalle viscere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"></span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Perdersi, scorgere un particolare nuovo
e non essere più in grado di capire come procedere. Gli era sembrato già
anomalo che la signora del terzo a destra avesse cosparso il balcone di fiori.
Lo aveva disorientato questa decisione così arbitraria ed inutile. Nella sua
testa la vita si svolgeva in bianco e nero, ed era per questo che aveva amato
la Svizzera fredda e asettica di venti anni fa. Ma quei fiori… in Svizzera non
esistono i fiori – lui non ne aveva mai visti – ed è così che ognuno sta al
proprio posto come una statua di ghiaccio. Il terzo a destra, la sensazione che
tutto quel cemento, eccitato da tanta brutalità a colori, stesse per
inghiottirlo. La sensazione di aver perso la strada, di non trovare il
cantiere, anche se la gru sparata ache fendeva 42 metri di smog sovrastava i
fiori, e l’avrebbe vista anche da San Pietro, se mai avesse deciso di andarci.
La gru: se fosse caduta avrebbe distrutto il palazzo e quei disgustosi fiori,
ma lui non avrebbe più trovato la strada e avrebbe trascorso i giorni
successivi ad immaginare nuove mappe mentali, nuovi particolari da tenere a
mente per non sbagliare ora che il palazzo non c’era più e che poteva
permettersi di non provare disgusto per il terzo a destra.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Quando era tornato dalla Svizzera, la
zona residenziale a Nord Est della città non esisteva. L’aveva plasmata lui
ingerendo polvere lungo venti anni sul tram delle 7. Palazzo dopo palazzo,
guardiano dopo guardiano, le sue mappe mentali subivano aggiornamenti ogni due
anni, aggiornamenti che lui detestava ma a cui, in fondo, poteva facilmente
abituarsi. Cominciarono da quello poco dopo la fermata e all’epoca fu facile trovare
una sessantina di famiglie da stiparvi, illudendo i loro corpi che tra quelle
mura avrebbero avuto un’esistenza felice. Proseguirono con gli scavi e i
trivellamenti. In fondo un terreno non friabile era l’ideale per quei 15 piani
grigi in cui nessun cortile interno avrebbe spezzato grida e piatti rotti di
tante liti familiari. Ora per il nuovo cantiere c’erano quasi 500 metri dalla
fermata e a breve avrebbero deviato un autobus sul vicolo, solo perché chi
aveva iniziato a marcire lì dentro ora aveva l’alito di ricotta stantia e non trovava
neanche più le forze per camminare. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Preferiva consumarlo sul tram il panino
<i>kartoffeln </i>e <i>cochon</i>, nel secondo vagone, sedile 3 a sinistra. C’era una sorta di
mutuo accordo con gli altri passeggeri abituali. Se il posto era occupato da
qualcun altro, questi veniva cortesemente invitato ad alzarsi prima che lo
Svizzero – così lo chiamavano – iniziasse a sbattere vistosamente la palpebra
sinistra. Si sedeva, si sistemava lo zainetto nero tra le gambe e ne tirava
fuori la rosetta che aveva preparato la sera prima, come ogni sera prima di
ogni ipotetico giorno della sua vita. Si riprometteva di terminare il pranzo
entro l’ottava fermata, il tempo dall’ottava alla nona lo impiegava piegando
minuziosamente la stagnola per riporla nello zaino e togliendosi le briciole di
dosso. Tra la nona e la decima beveva un sorso d’acqua, dalla decima alla
tredicesima mangiava la sua mezza mela, ne sistemava i resti in un tovagliolo
fino alla quattordicesima e poi si alzava in piedi per avvicinarsi all’uscita, la
quindicesima fermata. A volte ci voleva un po’ prima che chi aveva occupato il
sedile 3 decidesse di cedergli il posto, per questo si riservava un po’ di
tempo libero nell’ultimo tratto. Una volta riuscì a sedersi solo alla quinta
fermata. I suoi piani miseramente si infransero e si ritrovò all’arrivo con le
briciole addosso e la mezza mela ancora tra le mani. Poteva scendere, terminare
il suo pranzo e raggiungere il cantiere: in fondo era in anticipo di un quarto
d’ora, quel quarto d’ora fondamentale nel caso gli fosse capitato di perdersi.
Aveva bisogno di circa quattro fermate per ultimare il pranzo: decise di
proseguire, scendere alla diciassettesima, attraversare la strada, prendere il
tram nell’altra direzione e tornare indietro per due fermate. Il pranzo era
giunto al termine ed aveva varcato il cantiere, come al solito, in perfetto
orario. “Gli svizzeri costruiscono orologi, sono estremamente puntuali,
mangiano <i>Sandwich mit Kartoffeln und
Cochon</i>, mettono i loro soldi in banca e hanno volutamente deciso di
rinunciare ai colori tramite referendum” gli aveva detto Franz Giraudo, un
tizio con cui aveva parlato una volta in Svizzera. Nel percorso
alloggi-stazione-cantiere, quelle due settimane di venti anni fa, le cose
andavano esattamente così e doveva essere vero per tutti gli svizzeri di tutte
le epoche e di tutti i percorsi possibili da ogni plausibile alloggio ad ogni
ipotetico cantiere svizzero passando per una qualsiasi stazione costeggiata da
innumerevoli paninari che vendevano solo panini <i>Kartoffeln und Cochon</i>, come aveva imparato bene lui.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">*****<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">150 euro a settimana per l’affitto, 25
per la spesa, altre 25 per le bollette e 50 per i bambini, il medico, i mezzi pubblici
e che, raramente, a fine mese lasciavano a Gina qualche spicciolo da mettere
nel salvadanaio dei risparmi. Così organizzava le 1000 euro guadagnate
svogliatamente da suo marito, il portiere dello stabile, chiusa nel
seminterrato da dove osservava la gente camminarle quasi in cucina, nel bagno e
poi in camera da letto. 25 euro a settimana per la spesa, se lo ripeteva ogni
volta che le porte scorrevoli del discount riflettevano la sua immagine, anche
se oramai Niccolò era un vitello pallido di 15 anni e se avesse avuto una
paghetta avrebbe sicuramente speso i suoi averi in hamburger e merendine. Un
santantonio così in casa sua non rientrava nel bilancio mensile, e per fortuna
che Margherita aveva ancora 7 anni e mangiava come un uccellino. Poteva
risparmiarsi la fatica di forzare sua figlia a mettere giù ogni boccone, tanto
sapeva che ci avrebbe pensato Niccolò. Lui sì che aveva bisogno di crescere! La
sua voracità un giorno avrebbe ingoiato anche l’esile Margherita e quelle
costole che le premevano da sotto la pelle per uscire alla luce. 25 euro al
mese e le insidie del macellaio da evitare assolutamente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Signora Gina! Come sta? Com’è la
situazione fuori? Stamattina ce stava ’n traffico…tanto a me me piace pijà er
vento in faccia co’ la moto. Ar traffico je passo ’n mezzo cor casco! Come
dice? Lo smog?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->No, veramente io non avevo detto…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Allo smog ce penso tre volte l’anno, me
ne vado ’n montagna a scià, in Trentino, sur Montebbianco, dove me tira, e me
respiro tanta di quell’aria bbona che poi posso pure ripassà in mezzo allo smog
de Roma senza fa ’na piega. L’anno scorso, per esempio, so’ annato sulle
Dolomiti. Non sa che bello guardalle le montagne, si figuri annacce cogli sci!
Pure mi’ moje dice…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Gina controllò di non aver preso nessun
surgelato mentre il macellaio continuava a parlare. Una volta era tornata a
casa con il pesce e gli spinaci completamente scongelati, dovette cuocere tutto
la sera stessa e arrivò alla domenica con il frigo vuoto. Strappò il prezzemolo
che coltivava sul davanzale, lo mise in padella con un po’ di aglio e fece
credere a suo marito che si trattava di cicoria. Niccolò leccò il piatto ed
andò a letto con i crampi, dopo aver mangiato anche la razione di biscotti per
la colazione del lunedì.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->…che poi ’sti impianti sciistici so’
pure curati mejo de l’altr’anni, però ammazza se costeno! Sa che ho pensato io
signò? Se metteno d’accordo tra loro pii prezzi, pe alzalli tutti insieme, così
nun se fanno concorrenza….c’ha presente che dico? Gli impianti, quelli pe scià…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Mi dispiace ma non so come…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->…c’hanno na specie de bijetto pe entrà…vabbé
va, signò, me scusi tanto, a lei je serve la carne pe’ lo spezzatino, vé? Ce
l’ha messi i peperoni l’altra volta, come j’avevo detto io?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->No, in realtà mi servirebbe…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Signora Gina, ce l’ha messi i peperoni?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->No, ho fatto lo spezzatino con le
patate. – cercava di dire Gina. I peperoni sono fuori stagione, 4 euro al
chilo, roba da ricchi, pensava. Le patate riempiono lo stomaco e costano poco, non
si discute.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Signora Gina mannaggia! Coi peperoni
’sta carne diventa na prelibatezza…se vuole c’ho n’amico ai Castelli che c’ha
l’orto in casa e li fa venì teneri teneri! Cor pesce poi… Se è interessata je
posso dà l’indirizzo…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Grazie lo stesso, Marcé. Oggi volevo 5
fettine di petto di tacchino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Ah vabbé, io lo dicevo per lei sa?
Comunque…’sto petto di tacchino come lo facciamo? Ce mettiamo la farina e le arance
tagliate sottili sottili? Una scaloppina buona e sana, signora Gina! Le scelgo
io le arance se vuole…c’avevo un cognato in Sicilia che me ne spediva due casse
ogni anno, sapesse che bontà! Che poi in Sicilia gli aranceti so’ na cosa
sterminata, ettari di terra co ’sti alberi belli e verdi! Ma che ce faranno co’
tutte ’ste arance…certo, a me na bella spremuta d’arancia de prima mattina me
piace, però quante me ne devo magnà pe consumà tutte quelle della Sicilia? Che
poi penso che quarcuno de quei campi…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->No, penso che lo farò alla piastra…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Come scusi?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Il petto di tacchino…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Ah vabbé, se je piace così signò…Altro?
Ce stanno le bistecche di vitello in offerta, so’ 20 euro ar chilo la prima
scelta. Queste se sciolgono in bocca, nun se ’nduriscono manco cò l’amido!
Ahahaha!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Gina si mordeva il labbro. 20 euro era
un ottimo prezzo, ma avrebbe dimezzato il suo budget settimanale. Aspettò che
il macellaio terminasse il suo discorso sulla Sicilia e guardò vittoriosa il
suo involto che, nonostante le raccomandazioni di Marcello, conteneva solo del
petto di tacchino. Le ci era voluta un’ora e mezza per fare la spesa: i venti
minuti di Marcello al banco macelleria, il resto del tempo a calcolare che la
merce non sforasse le 25 euro pattuite. Tacchino, uova, wurstel e mozzarelle:
la razione di proteine della famiglia per quella settimana. Niccolò lo avrebbe
rimpinzato di patate e di ceci come al solito, per Margherita c’era un po’ di
ricotta fresca – l’unica che lei mangiasse – e il prosciutto per suo marito, da
portare al lavoro in due fette di pane raffermo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">*****<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Alla fine il tram non era
particolarmente pieno. In fondo erano solo le 7 del mattino e Gina preferiva
arrivare presto dal medico, prendere subito la prenotazione, ed avere almeno
mezza mattinata libera. Nel brusio del secondo vagone, Marcello aveva già attaccato
bottone con un paio di signore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->’Na volta signò me ricordo che questo
deviava, faceva er giro corto…poi immagino che j’avranno tagliato i fondi a
questi dell’Atac e mo ce sta un tram solo che fa er percorso lungo…signora
Gina! Che piacere incontralla sul tram! Come annamo? – l’aveva vista. Gina non
poteva fare a meno di rispondere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Marcello buongiorno…come mai qui?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Eh, la moto…oggi stava a fa’ i
capricci, porella…Viene a fa’ spesa più tardi? C’ho ancora le bistecche in
offerta…mannaggia a lei! L’artro giorno non ce l’ho fatta a convincella, magari
oggi…che poi quelle fatte co’ un po’ d’aceto balsamico so’ proprio
insuperabili…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->No, oggi ho delle commissioni da fare,
mi sa che non ce la faccio a passare. – disse Gina, che già aveva dilapidato le
sue 25 euro. – Comunque volevo avvertirla che…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->È un peccato, guardi, perché poi
dopodomani quelle me ripassano a 28 euro al chilo e me stanno annà a ruba sti
giorni…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Mi dispiace ma non si può…le dicevo che
lei è seduto… - Il tram fece una brusca frenata, aprì le portiere e lo
Svizzero, puntuale come ogni mattina, salì a bordo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Signor Marcello, lo Svizzero deve
sedersi e quello è il suo posto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Ahò, e chi è lo Svizzero?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Un signore di mezza età si avvicinò. La
palpebra sinistra già tremante, lo zaino in mano pronto per essere maneggiato:
lo Svizzero aspettava solo che gli venisse dato quello che con tanti anni di
immacolata puntualità e costanza era diventato un suo diritto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Il signore…questo è il suo posto, lui si
siede solo qui. Sarebbe così gentile da alzarsi e sistemarsi altrove? – Disse
Gina tutto d’un fiato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Marcello si guardò intorno e vide che
mezzo tram era vuoto. Di fronte ai gesti nervosi di quell’uomo così di fretta
non ebbe il coraggio di discutere e si spostò nella fila successiva.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Lo Svizzero? Svizzero di dove? – chiese
Marcello.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Aveva già tirato fuori il suo panino.
Di fretta, stava quasi perdendo una fermata. Ma di fronte a tanto interesse per
la sua patria non poté fare a meno di rispondere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Ginevra. Sono stato diverso tempo a
Ginevra.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Oh che bella zona! Io ce vado spesso a
scià da quelle parti…però più dalla parte francese, i monti del Jura, ’na zona
dove t’ammazzi de fatica e la sera te riempiono de <i>pommes de terre</i>, <i>pommes de
terre</i>, <i>pommes de terre</i>…che poi
c’ho messo un po’ a capì che erano patate e basta, all’inizio me sembravano un
po’ più dolci delle nostre, forse perché se le magnano co’ tutta la buccia…e
poi c’hanno dei panorami spettacolari e te trattano come un re, anche se te
danno a magnà i cibi poveri…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->A Ginevra si chiamano <i>kartoffeln</i>… - ebbe il coraggio di
rispondere lo Svizzero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Ahò, ma che stai a di’? Quello è
tedesco, in Trentino se dice così! Pure in Trentino so’ stato a scià, e pure in
Austria, e pure sulla Svizzera tedesca…la zona di Berna, per esempio…là se dice
<i>kartoffeln</i> però nun è che magneno
tante patate in verità…là fa un freddo da cani e se riempiono di zuppe,
zuppette, carne in brodo, che poi a me la carne in brodo nun m’è mai piaciuta…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Senta, questo è un tipico panino
svizzero. Non ho mai perso l’abitudine di farci colazione. Si chiama <i>Sandwich mit Kartoffeln und Cochon</i> e
dentro ci sono patate e carne di maiale. E le patate si chiamano <i>Kartoffeln</i>, mentre <i>Cochon </i>è tedesco e vuol dire ‘maiale’.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Non è che gli altri sul tram fossero
stupiti. Alla fine le uniche cose che in tanti anni gli avevano sentito
pronunciare erano esattamente quelle. Ginevra, il panino svizzero, la necessità
di farci colazione alle 7 del mattino e qualche abitudine acquisita sulle Alpi
tanti anni fa. La signora Gina assisteva alla scena senza intervenire. Lo
Svizzero, così muto e riservato, che teneva testa a Marcello: mai avrebbe
creduto che qualcuno potesse spazzare via le convinzioni di quell’uomo con le
mani che puzzavano di manzo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Cioè, nun è pé contraddilla…alla fine o
Svizzero è lei…però io so’ tanti anni che faccio er macellaro, e <i>cosciòn</i>, o come se pronuncia, è
francese…a me m’arriva a carne pure dalla Francia, e quarche parola me la so
’mparata in tanti anni de servizio… - Marcello continuava a parlare dalla fila
dietro. La testa era leggermente protesa in avanti, in direzione delle spalle
dello Svizzero. Da quella posizione non poteva vedere che la palpebra sinistra
del suo interlocutore tremava vistosamente. La signora Gina sapeva qual era il
significato di quel movimento involontario ma non osò interrompere. Poi
Marcello, mentre erano già alla decima fermata e lo Svizzero armeggiava con la
sua mezza mela, lo disse:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 17.85pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Che poi a Ginevra se parla francese…o
sanno tutti...le patate le chiamano <i>pommes
de terre</i> pure là, sò sicuro…comunque…buon appetito, io sò arivato, scenno
alla prossima.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Al tremolio degli occhi si era aggiunto
anche quello delle mani. Lo Svizzero scese alla quindicesima fermata dopo aver
ultimato le sue operazioni mattutine come se non fosse accaduto niente. “Io che
ho vissuto due settimane in Svizzera, e poi proprio lì, a Ginevra! È arrivato
quello che mi vuol far credere che non c’ho capito niente!”, pensava, mentre
varcava la soglia del cantiere. Un ghigno gli si dipinse sulle labbra. Era
anche per questo motivo che non si sentiva più romano. Gli Svizzeri sono
quadrati, restano al loro posto senza fiatare, nessuno si permetterebbe di
contraddire una tanto elementare verità, nessuno di loro sarebbe così
sfacciato. No, no, no, non era romano lui, e Marcello il macellaio glielo aveva
ricordato per l’ennesima volta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">*****<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Prese quella vecchia agenda in cui
aveva conservato tutti i riferimenti all’estero. Era un libricino di pelle
rossa con le costine dipinte di azzurro. Solo le prime tre pagine avevano una
calligrafia malferma, per il resto l’agenda era intatta e la conservava da
vent’anni nel mobile del telefono, in attesa di un’altra eventuale partenza. La
biro nera con cui un tempo aveva appuntato qualche indirizzo, aveva lasciato
sulle pagine ingiallite un alone oleoso e fucsia che, tuttavia, non ne impediva
la lettura. “Franz Giraudo” c’era scritto sulla seconda pagina. E poi un numero
di telefono con prefisso internazionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Erano appena le otto di sera, un orario
perfetto per una breve chiamata. Sperava che Franz si sarebbe ricordato di lui
e che avrebbero parlato dell’Italia e della Svizzera come un tempo. Gli avrebbe
rinnovato la sua ammirazione, perché Franz – che in realtà si chiamava
Francesco – l’Italia l’aveva abbandonata per davvero e gli aveva insegnato
tante cose sulla Svizzera e su Ginevra, compresa la storia del sandwich,
checché ne dicesse il macellaio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Compose il numero con emozione. Come
avrebbe fatto ad intavolare una conversazione? Quante cose erano successe in
vent’anni…Aveva voglia di sapere com’era andata a finire la faccenda dei fiori
e del referendum, se c’erano ancora gli alloggi per operai, il paninaro di
fronte alla stazione…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Halo? – disse una voce femminile mentre
lo Svizzero pensava a queste cose. Si sentì impreparato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Ehm, sì, buonasera…mi scusi per il
disturbo…cercavo il signor Franz, Franz Giraudo…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Pardon? – Lo interruppe la donna.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Franz Giraudo. È lì? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Franz? Oh, no! Il n’habite plus ici!
Votre nom?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]--><span lang="EN-US">Sorry, sorry, nicht verstanden…sorry! </span>Ich liebe sprechen mit Franz Giraudo…Ginevra…Ich bin Mario,
Mario Raimondi, aus Roma, Italia! È Ginevra? Sprechen mit Ginevra?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-
<!--[endif]-->Oui, Genève, ici on est à Genève. Franz
Giraudo habite à Besançon maintenant. Besançon! Je suis desolée… – Ripeteva
lentamente la donna. – Besançon! Vous comprenez? Halo? Halo? Vous êtes encore
là? Halo?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 0cm; text-align: justify; text-indent: 18pt;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Mario, lo Svizzero, sentiva la signora
parlare nella cornetta mentre la teneva a mezz’aria. Non capiva una parola di
francese. Mentre il suo occhio sinistro iniziava a tremare, guardò nervosamente
l’orologio e si accorse che era in ritardo di due minuti e trentotto secondi
sulla cena. Quella sera andò a letto in anticipo. Sul tavolo della cucina aveva
lasciato due patate e una fettina di maiale ancora cruda. Nel suo letto sulla
Prenestina, Mario Raimondi pianse tutta la notte come un bambino.</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: 10pt;"><o:p></o:p></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com0Roma, Italia41.9015141 12.460773741.7124251 12.144916700000001 42.0906031 12.7766307tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-80066176385865798322012-11-27T18:29:00.001+01:002012-11-27T20:49:11.256+01:00Nel discorso sono presenti inserimenti di prodotti a fini promozionali<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6sFskR1OyaE0sHz4YB9EJO3mUuHKc-09LaqDYJ_DyNyQ9EpZcJ-pVzMbeVHdi9Uy7KpENg3Xjzyq6N3OIqH6x59Y1ppC7AZWok49rvd5-CjGIYhgtF7VWxMpLXTBZI3YtCZ0H8tus39_E/s1600/brufolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="brufolo arcobaleno" border="0" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6sFskR1OyaE0sHz4YB9EJO3mUuHKc-09LaqDYJ_DyNyQ9EpZcJ-pVzMbeVHdi9Uy7KpENg3Xjzyq6N3OIqH6x59Y1ppC7AZWok49rvd5-CjGIYhgtF7VWxMpLXTBZI3YtCZ0H8tus39_E/s320/brufolo.jpg" title="brufolo arcobaleno" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Allora arriva Marcello con un dito puntato sulla guancia e
l’unghia che gli affonda nella carne e mi fa:</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
- Te lo ricordi il brufolo dell’altro giorno?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Cosa?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Quel coso grosso che avevo proprio qui – dice, e continua a spiaccicarsi il
polpastrello in faccia.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ma cosa vuoi che me ne freghi dei tuoi brufoli?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ma dai! Era così grosso che lo avrebbe visto anche un miope!</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Cerco di osservare con attenzione il volto scavato di
Marcello. Non c’è nulla a parte le secrezioni sebacee che congiungono i pori di
una barba vecchia di qualche mattina.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><span style="text-align: justify;">- Ma dove cavolo era questo bubbone?</span><br />
<div style="text-align: justify;">
- Proprio qui dove ho il dito…</div>
<div style="text-align: justify;">
- Io non vedo nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Non è possibile! Tu mi hai visto un paio di giorni fa, hai visto cosa avevo
in faccia.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Secondo te faccio caso ai brufoli della gente io?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Beh, quando sono così evidenti magari sì…<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ora Marcello si avvicina sempre più, punta la guancia a 3
centimetri dal mio occhio e posso quasi respirargli addosso. Continua a
gesticolare con quelle falangi che indicano insistentemente un punto, un’unica
cellula del suo epitelio. Spengo l’audio della mia concentrazione. Davanti a me
c’è solo un uomo esagitato che muove un dito e se lo preme sul volto. Muove le
labbra con contrizione, spalanca lo sguardo e mi urla qualcosa sul naso che non
sono in grado di comprendere.</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ma mi senti? Qui era, proprio qui!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ti rendi conto che siamo in mezzo alla strada a fare la revisione ai pori?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Io voglio solo sapere se ti ricordi quel cazzo di brufolo!</div>
<div style="text-align: justify;">
- No, non me lo ricordo quel cazzo di brufolo!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Come fai a non ricordartelo!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Non faccio mica l’estetista io…</div>
<div style="text-align: justify;">
- Era così evidente!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Senti, Marcé, facciamoci ’sta birra e basta. Non me ne frega niente del tuo
maledetto, schifoso, putrefatto brufolo!</div>
<div style="text-align: justify;">
- E allora dimmi solo se ci hai fatto caso e poi andiamo al pub.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non credo di aver mai provato istinti omicidi. O non lo
credevo fino a questo momento.</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
- No, no e no! Non me lo ricordo!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Va bene, ma non vedi che ora non c’è più nulla?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Forse non c’era nemmeno prima se ti dico che non me lo ricordo…</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ma come non c’era! Tu non eri quello che non faceva caso alle inutili
imperfezioni della gente?</div>
<div style="text-align: justify;">
- E allora cosa vorresti dire con questo?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Lascia stare…insomma: ti giuro che qui due giorni fa c’era un enorme cratere
ripieno di schifosissima materia gialla.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Bene. Mi fa piacere per te.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Possibile che tu non capisca?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ma capire cosa?</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Mi chiedo come mai negli ultimi dieci anni non ho
mai fatto caso alle manie tautologiche e autoreferenziali di Marcello. Non
pensavo nemmeno che usasse il dopobarba, e ora invece mi ritrovo davanti a un
ritardato quarantenne terrorizzato da un’acne altrettanto ritardata.</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
- Va bene, facciamo così: ti do ragione. Due giorni fa avevi
un foruncolo in faccia. Possiamo andare ora?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Non era un foruncolo, ti dico che era enorme!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Va bene, due giorni fa avevi una voragine sulla guancia, un Monte Bianco di merda,
un bignè traboccante di crema gialla, un’escrescenza al cui interno viveva una
città con 12 linee della metropolitana, un coso delimitato dalla Muraglia
cinese. Ok?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Ora va bene. E ora invece? Vedi che non c’è più?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Non c’era nemmeno due giorni fa – bisbiglio.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Come?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Sì…cioè…no, non c’è più.</div>
<div style="text-align: justify;">
- E non ti chiedi come mai?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Marcé, senti, non me ne frega un cazzo dei processi rigenerativi della tua
pelle.</div>
<div style="text-align: justify;">
- E invece ti devono interessare, perché un giorno potrebbe capitare anche a
te.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Di svegliarmi una mattina e capire che i brufoli mi rendono un emerito
coglione?</div>
<div style="text-align: justify;">
- No! Di svegliarti con un corpo estraneo in faccia.</div>
<div style="text-align: justify;">
- E allora?</div>
<div style="text-align: justify;">
- E allora lo sai perché non c’è più? Lo sai perché improvvisamente la mia
pelle è tornata perfetta?</div>
<div style="text-align: justify;">
- No, non lo so.</div>
<div style="text-align: justify;">
- Semplice! Perché ho usato il nuovo sapone per il viso “Strongly men care”. La
sua formula 2 in 1 garantisce una pelle limpida e fresca e rimuove le impurità.
“Strongly men care”: la tua pelle a prova di brufolo!</div>
<div style="text-align: justify;">
- Marcé ma che cazzo dici?</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questo esatto istante una banda dorata olografica si
illumina all’altezza del busto di Marcello. Sento un <i>dlin!</i> di sottofondo e vi compare la scritta 50 €. Il volto di
Marcello appare sollevato. Riesce addirittura ad abbassare il dito. Pensavo che
oramai glielo dovessero amputare.</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
- Mi spieghi cosa significa tutto questo?</div>
<div style="text-align: justify;">
- Volevo semplicemente farti conoscere il nuovo sapone 2 in 1 “Strongly men
care”, che pelle al bacio!</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Dlin!</i> Le 50 €
diventano magicamente 100. Questo sfolgorio in sovraimpressione inizia anche a
darmi fastidio.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Ora siamo pronti per andare – mi dice Marcello. – Andremo
nel nostro solito pub ma non per la solita birra. Sarà una Old Gravestone Weiss
a rallegrarci la serata con il suo sapore al grano.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Dlin! </i>200 € sul busto
di Marcello. Lo lascio camminare avanti nel suo delirio.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Il sapore di Old Gravestone Weiss si sposa perfettamente
con le nuove Freaky Chips, le patatine al mais al gusto di pepe rosa che…<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Marcello procede intervallato da <i>dlin! </i>intermittenti e da euro in trasparenza che si gonfiano sulla
sua pancia. Ha appena finito di pubblicizzare la tomaia air free delle
sensazionali scarpe Madison’s quando realizzo che sulla guancia destra si fa
largo un’escrescenza rossa traboccante di vita purulenta.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com1Teramo TE, Italia42.6772778 13.705749342.5838888 13.5478208 42.7706668 13.863677800000001tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-25850601262499312512012-11-26T12:38:00.000+01:002012-11-27T20:51:27.827+01:00Il moto immobile dell’esistenza ne "L’impero familiare delle tenebre future"<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDrxHPVtYUUMZ-1ZTrfYTERWIfraVvKgox2hkKsDskYG2XXQ-G2R07iTcHsCP4UXfAphIdIYpgXwlznYBVZUKZio8cYhT13UN3-56CSJc3zxY69C4H3Mjo7GXPLucayCQrptPGyxlLq1jt/s1600/imperofamiliare.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="andrea gentile-l'impero familiare delle tenebre future" border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDrxHPVtYUUMZ-1ZTrfYTERWIfraVvKgox2hkKsDskYG2XXQ-G2R07iTcHsCP4UXfAphIdIYpgXwlznYBVZUKZio8cYhT13UN3-56CSJc3zxY69C4H3Mjo7GXPLucayCQrptPGyxlLq1jt/s400/imperofamiliare.jpg" title="andrea gentile-l'impero familiare delle tenebre future" width="260" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><br /></i></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i><br /></i></span>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><i>L’impero familiare
delle tenebre future</i> non è un romanzo. È una lunga riflessione sull’odierna
società, alla luce di periferie dell’anima e bombardamento mediatico e
tecnologico. La prima prova narrativa di Andrea Gentile si rinnega in quanto
opera finita, delimitata da un incipit e da una conclusione, e inaugura se
stessa mediante tale transitorietà, che posiziona le vicende nella mente della
protagonista, come eterna rimuginazione sull’esistenza umana.</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"></span><br />
<a name='more'></a></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Siamo in un Sud appena sbozzato, nel paesino immaginario di
Masserie di Cristo. Uno schermo tv documenta la lenta morte di Papa R, e invita
ogni spettatore alla preghiera. </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">La voce narrante si fa spazio tra delirio
psicotico on the road e rammemorazione con un’unica, implacabile, ossessione:
la ricerca della madre, creduta improvvisamente morta. Così, al viaggio in un
Molise quasi preistorico, si affianca una eterna riflessione sulla fragilità dell’esistenza,
di impatto totalizzante. Morte sono le vittime delle stragi, reali o
immaginarie, a cui la storia non dà voce se non mediante sterili lapidi
lasciate all’abbandono; morto è l’itinerario tra Masserie di Cristo e San
Pietro Avellana, in cui l’unico essere umano, seppur afono e statuario, è il
vecchio Pellicone con la sua dimora in cui ammassi di gnummareddi vengono
lasciati marcire; morta è la natura, nella quale trovano spazio solo carcasse
di animali e bestie antropomorfiche come la leggendaria pecora Okapia,
stigmatizzata da un atto di ribellione all’uomo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">In questo scenario desolante e desolato, la protagonista si
muove in un atto di vita, inseguendo l’istinto primordiale di conservazione
della memoria. Si delinea così una triade matrilineare, in cui alla voce
narrante si affiancano frammenti di un passato plurale, dominato dalle figure
della madre e della nonna e da una saggezza che sa di eternità. Sullo sfondo,
la vicenda ossessiva di Papa R e dei suoi prelati, che lanciano martellanti
messaggi di una morte procrastinata ad libitum e sentenziata dalle fervide
leggi dell’apparire.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Andrea Gentile incarna il mito dello scrittore come creatore
di lingua: <i>L’impero familiare</i> è
anzitutto un lungo lavoro sullo stile, un recupero di territori dimenticati
della lingua, cesellata nelle sue infinite potenzialità. Gentile sposa l’idea
della parola forgiata come opera d’arte, in cui ogni enunciato acquista valore
gnomico mediante un uso estremamente consapevole di lessico, sintassi e
punteggiatura. La parola è, anzitutto, momento lirico: non a caso con «l’impero
familiare delle tenebre future» si chiude <i>Bohémiens en voyage</i> di Baudelaire, un sonetto parafrasato dallo
stesso Gentile, che racchiude in sé il viaggio come mistica fusione di uomo e
natura.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Per questo motivo il procedere è lento ripiegamento
nell’immobilità, una stasi che sa di morte ma anche di sconfitta dell’essere
umano in quanto animale razionale, di progressivo abbandono alla ferinità.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">A. Gentile, <i>L’impero
familiare delle tenebre future</i>, Milano, Il Saggiatore 2012, 168 pp., 14 €.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com0Roma, Italia41.9015141 12.460773741.7124251 12.144916700000001 42.0906031 12.7766307tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-31123255344702505472012-11-25T12:44:00.001+01:002012-12-07T13:11:22.398+01:00Dall'Emilia Paranoica all'Emilia Postletteraria. Radici, identità e scrittura<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvH5oR7Oe8pdBkFgfoNWYd8wa3-IfQsFnDZ_6xleqEE0fwpkZ9UW7n3eDWL5515fs44PxFMMw_eYZTgtx5yqpntPSwk82iIKnDh6HMqCv0Sd5CPyXPbo1egmxnKXd3hPtkAdZBLCIiG04J/s1600/bologna1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Stazione Bologna" border="0" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvH5oR7Oe8pdBkFgfoNWYd8wa3-IfQsFnDZ_6xleqEE0fwpkZ9UW7n3eDWL5515fs44PxFMMw_eYZTgtx5yqpntPSwk82iIKnDh6HMqCv0Sd5CPyXPbo1egmxnKXd3hPtkAdZBLCIiG04J/s400/bologna1.jpg" title="Stazione Bologna" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Tra le realtà locali
italiane, sicuramente l’Emilia Romagna si configura come uno dei pochi casi in
cui arte e politica restano fortemente ancorate al territorio, trovando in esso
una linfa vitale che porta a sintesi letterarie di notevole livello. Nell’anno
del 150° dell’Unità d’Italia, infatti, il dibattito sull’identità
politico-culturale del nostro Paese resta ancora aperto, senza tuttavia
impedire l’emergere di straordinarie realtà “di provincia” che, sommate,
rendono la Penisola un insieme di storie, tradizioni e fatti politici che
scavano a fondo nell’anima di ogni territorio<span style="font-size: small;"><i>.</i></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;"></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;"></span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">È così che dall’<i>Emilia paranoica</i> osannata dai CCCP di
Lindo Ferretti si giunge all’“Emilia Postletteraria”, in cui la scrittura è
densa di memoria del passato e porta con sé l’occhio critico dell’artista.
Postmoderna, post-strage, post-sessantottina: l’Emilia Romagna della parola
romanzata non perde il legame con l’attualità e con le ferite che l’hanno
segnata e, grazie alla scrittura, svela le trame della propria fragilità.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">La vicenda biografica e
letteraria di Pier Vittorio Tondelli colloca questo autore nello spazio-tempo
della Reggio Emilia degli anni ’80, in pieno postmoderno. Dall’esordio vincente
di <i>Altri libertini </i>(1980), una
raccolta di racconti graffiante e appassionata, fino al romanzo <i>Rimini </i>(1985), l’Emilia Romagna di
Tondelli è teatro di non-luoghi, di voci corali che raccontano una generazione,
di amori omosessuali narrati con scanzonata libertà. In <i>Rimini</i> la riviera romagnola, con le sue contraddizioni e i suoi
clichés, diventa terra di rifugio quasi esotico, nella quale si annidano le
vicende di un giornalista inviato speciale alla ricerca dello scoop estivo, di
una fuga iniziata in Germania per giungere in Riviera, di un gruppo di
produttori cinematografici da ombrellone. </span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Tra le avventure dei
personaggi in un luogo dove tutto può diventare realtà, la colletta degli
aspiranti cineasti tra le file di ombrelloni riminesi a caccia di fondi per il
primo film si trasforma nello spettacolo della fine del mondo, servito
comodamente con il mare sullo sfondo. È così che la Rimini di Tondelli svela la
sua natura di luogo del puro apparire, in un meccanismo costruito per il
divertimento dello spettatore. L’Apocalisse preannunciata non si consumerà mai,
l’inserto giornalistico speciale in preparazione non sarà mai realizzato e
svaniranno anche i progetti di produzione del film, nelle parole con cui
Tondelli ci consegna l’inconsistenza del <i>day
after</i>: «Il sole splendeva alto nel cielo, la gente prendeva il bagno
sguazzando e divertendosi. […] Ma l’incubo era passato e la gente tornava a
divertirsi, a cercare di trovare un nuovo modo per divertirsi.».</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">La Bologna che scorre tra le
pagine di Loriano Macchiavelli è quella bagnata dal sangue del 2 agosto 1980.
Quando <i>Strage</i> arriva in libreria è il
28 maggio 1990, lo stesso 28 maggio in cui si celebra a Bologna il processo
d’appello contro gli esecutori della strage di 10 anni prima. Il 3 giugno, dopo
appena 7 giorni di permanenza, il romanzo viene ritirato dal commercio su
denuncia di uno degli imputati al processo, sentitosi chiamato in causa dalle
ricostruzioni storiche e dalla costruzione dei personaggi. Può l’immaginazione
di uno scrittore essere tanto vicina alla realtà?</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Eppure Macchiavelli sarà
assolto il 15 ottobre del 1991, sulla base del diritto di cronaca e di critica:
<i>Strage</i>, infatti, racconta ipotesi di
intrighi e complotti dietro le tragiche vicende dell’80 sulla base di alcuni
dati emersi nelle indagini di quegli anni, in un mix di storia, attualità e
narrazione che l’autore stesso definisce “fantasia”. </span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Il romanzo torna così in
libreria nel maggio del 2010, praticamente inedito e, nel trentennale del più
grave attentato terroristico che l’Italia abbia subito dal dopoguerra, Bologna rivive
tragicamente le ferite di un eccidio non ancora chiarito, dalla preparazione
del complotto alla stazione fino all’inquinamento delle prove.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Il tempo narrativo di <i>Strage</i> è infatti scandito da un “prima”,
da un “durante” e da un “dopo”. Gli anni di piombo, le vicende della banda
della Magliana, la potenza delle mafie ma, soprattutto, la corruzione dei
servizi segreti e della politica convergono nella Bologna del 2 agosto, quando
un ordigno spezza 85 vite e consegna all’Italia una città affranta. Tutti i
nodi vengono al pettine alle 10.25 e, per cercare quelle ragioni che hanno
portato a tanto sangue, Loriano Macchiavelli scava dalla Svizzera al delta del
Po, da Palermo alla Guyana francese. Ma la Bologna tra le pagine di <i>Strage</i> è quella che ha fatto la storia,
non più leonessa ferita, ma punta di estrema dignità, e l’autore si lascia seguire
tra i vicoli del centro, mentre immagina un passato tra letteratura e realtà.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">È stato grazie all’ironia che
Stefano Benni ha reso universali le piccole manie dell’italiano medio, partendo
da un qualsiasi Bar Sport che diventa emblema della vita sociale di provincia,
insieme alle “macchiette” che lo caratterizzano. In ogni romanzo il prolifico
scrittore bolognese crea un sostrato onirico e un fervido impasto narrativo tra
avvenimenti surreali ed ironia, conditi da un microcosmo linguistico singolare,
secondo il quale immergersi nella lettura di Benni equivale a possedere il
codice dei neologismi dello scrittore fino all’ultima pagina, partecipando così
al miracolo della letteratura. La formula sembra essere di sicuro impatto,
almeno in opere come <i>Prima o poi l’amore
arriva</i> (1981), <i>La compagnia dei
Celestini</i> (1992), <i>Elianto</i> (1996)
e <i>Bar Sport</i> (1997). Tuttavia, la
verve intimista e riflessiva di Benni si fa strada ad esempio nel <i>Bar sotto il mare </i>(1987) o ne <i>La grammatica di Dio</i> (2009), due
raccolte di racconti con le quali lo scrittore bolognese mette a nudo la
quotidianità, rivelandone aspetti tragici e punte di umorismo pirandelliano.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Il momento in cui i due
filoni narrativi si incontrano segna il radicamento di Benni sul territorio dal
quale proviene e coincide con l’uscita di <i>Saltatempo</i>
(2001), una protostoria dell’Italia dal boom ai primi anni ’70 attraverso lo
sventramento della montagna emiliana. La vicenda di Saltatempo, calata tra
realtà e immaginazione, inizia negli anni ’50 in un luogo montano indefinito
nell’Appennino emiliano; tra profezia, magia e attualità, il protagonista vive
l’insinuarsi del progresso attraverso la costruzione dell’autostrada,
l’edilizia selvaggia e abusiva, l’inquinamento dei fiumi e la frana che schiaccerà
il paese uccidendo suo padre. Le prime pagine del romanzo conducono il lettore
verso il mondo immaginario di Benni, in cui vocaboli come “scarpagnare” e
“schizzozibibbo” riproducono il codice linguistico che accompagnerà i
personaggi di pagina in pagina: tuttavia, la verve fantastica dell’autore lascerà
presto spazio alla più matura riflessione sull’attualità, dalle prime
occupazioni studentesche fino al ’68 parigino, vissuto in un monolocale a
Montmartre.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">Tra le pagine di <i>Saltatempo</i> Stefano Benni vomita un
fervore politico senza precedenti, consegnato alle vicende dei suoi personaggi:
ci sono il vecchio Karamazov, convinto della superiorità dei Russi in ogni
campo, ma anche i circoli studenteschi che giudicano meticolosamente l’indice
di “borghesità” di ogni affermazione, ci sono una popolazione a cui le pale
scavatrici ruba pian piano il paesaggio e la missione di un ragazzo, che lotta
per difendere la cosa giusta. In questo ecosistema che è l’Emilia Romagna del
secondo dopoguerra, Benni termina la narrazione, lasciando al lettore la
sensazione che essa non possa concludersi una volta chiuso il libro. Nelle
vicende di <i>Saltatempo</i>, infatti, sono
racchiuse le storie di molti borghi italiani, a cui l’Emilia fa da specchio
letterario, e in essi si ripercuote la violenza con cui la storia si abbatte
sulla periferia.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;">I luoghi del pensiero di
Tondelli, Macchiavelli e Benni sono ovunque. In un’Italia frammentata nelle
tante dimensioni locali, smembrata in mille periferie di un centro difficile da
individuare, ognuno ha la sua Rimini, il suo giorno di dolore e la sua lotta
per il territorio. Forse, è tra le pieghe della quotidianità nel grande tessuto
storico di ogni luogo che si nasconde l’Italia vera, quella che istituzioni e
politica vogliono farci sentire lontana. È così che il dibattito sull’identità
trova, ancora una volta, la sua risposta nella letteratura, che per secoli ha
rappresentato il collante della nostra nazione. Un’Italia, mille Italie, o
forse molti vicoli attraverso i quali lasciarsi accompagnare dagli occhi
appassionati di uno scrittore.</span></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif; font-size: small;"><i>Pubblicato su <a href="http://www.libertadivolare.it/">www.libertadivolare.it</a></i> </span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com0Bologna, Italia44.494887 11.342616344.4042755 11.184687799999999 44.5854985 11.5005448tag:blogger.com,1999:blog-932280044341528072.post-56743474283352054382012-11-23T01:36:00.000+01:002012-11-27T20:53:36.700+01:00Grande Raccordo Catodico<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_BXAKjLgT-pA1wqUiwnmccwPD_1_YMqd0nuC30EqHGNZZNnjML8IT_I_EaUcnWM12i8-gN7BjPCF1EhpBANdF7SxhnOJ1ocaOJ62eaAwkCZVBwkf9LTQQhxsrBhgLbCKOwaOYXHsjQHcS/s1600/autostrada+Nifth.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Grande Raccordo Anulare" border="0" height="425" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_BXAKjLgT-pA1wqUiwnmccwPD_1_YMqd0nuC30EqHGNZZNnjML8IT_I_EaUcnWM12i8-gN7BjPCF1EhpBANdF7SxhnOJ1ocaOJ62eaAwkCZVBwkf9LTQQhxsrBhgLbCKOwaOYXHsjQHcS/s640/autostrada+Nifth.JPG" title="Grande Raccordo Anulare" width="640" /></a></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Le lamiere. Non si vede altro.
Forse un corpo scannato che vi respira dentro. La melma che sosta sul fondo non
ha intaccato il vestito, ma sento comunque una crepa nel cranio. So che lo
attraversa e dall’interno stilla sangue che rapido giunge al varco, prende
ossigeno, si riversa su un boccolo caldo di barbiere.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Se avessi preso i mezzi non
sarebbe accaduto tutto questo. Due passi e sarei salito nel tormento, in quel
cunicolo di lamiere che trasporta ansimanti quanto squallidi avventori. Lì dove
torna in auge la legge primordiale, lì dove ognuno lotta per un metro cubo di
aria, di tempo, dove vengono meno le leggi elementari della prossemica e ci si
schiaccia addosso come pacchi di riviste. Avrei trasferito le mie
preoccupazioni sul restare me stesso, salvaguardando la ventiquattrore e
convincendomi dell’utilità delle leggi che tutelano la proprietà privata.
L’odore di pene fracido avrebbe surclassato ogni velleitario tentativo di toeletta
mattutina e l’avrei immaginato, sì, l’avrei immaginato nel dettaglio
quell’organo genitale intriso di sperma, urine e saliva, mi sarei tuffato nelle
sue ipotetiche peregrinazioni, lo avrei accompagnato nel percorso che dalle
claustrofobiche tramature di un tessuto sdrucito lo ha condotto qui, su questo
autobus, a impregnarmi le otto di mattina. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Sono fuori. Ne sono fuori.
Luciano si chiama il tassista. Lo ha scritto sul gagliardetto della Roma. Mi
moje, mi fijo, prendiamo la tangenziale, ce sta ’na manifestazzione a Piazza
Venezia, sennò famo notte, e bla bla bla. Luciano sfonda il guardrail.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Certo che l’auto consiliare
potrebbe anche fare servizio a domicilio. Gli autisti chiudono gli scurini e
ascoltano la radiocronaca, quando c’è, ogni tanto un guizzo ferino, portano la
mano sul clacson, si arrestano, non lo pigiano, rialzano la mano stretta in un
pugno, lo scuotono vittorioso quattro o cinque volte, urlano “daje”, e
immediatamente si ricompongono. Dietro il separé, un colletto bianco maneggia
una risma di fogli a stampa, una decina di post it, cinque o sei plichi di
fogli manoscritti, tre penne, di cui una stilografica, due involti di carta
velina, una pallina antistress che riattiva la mobilità dei tendini della mano.
L’autista crede che l’uomo stia preparando un discorso ufficiale e opta per la
regola del silenzio assoluto, il colletto bianco riordina con cautela
scontrini, ricevute, assegni, estratti conto, consuntivi, e pensa che i termini
per la richiesta di rimborso scadono l’indomani alle 13. Quell’uomo sono io. O
avrei potuto essere io.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ma io sono qui, ai piedi del
Grande Raccordo Anulare, e le domande per il rimborso scadranno sempre domani
alle 13. Sono qui e osservo un groviglio farraginoso, una spia bianca con la
dicitura “taxi” e il gagliardetto di Luciano, che fino a qualche istante fa
credeva fermamente che su moje stesse a casa a badà a su fijo e che a piazza
Venezia ci fossero seicentomila sindacalisti incazzati con gli striscioni e i
cappellini rossi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Invece io credo che il corso
antincendio non serva a niente. E nemmeno le simulazioni. Simulare. Poi quando
scappi dalle fiamme hai solo modo di ricordarti che quella mattina uno spirito
ignoto ti suggeriva di non indossare le Tod’s. Prima si pone l’individuo in
posizione di sicurezza, ma senza toccarlo, per evitare l’aggravarsi di
possibili fratture o la lesione irreversibile di organi interni. Devo porre
Luciano in posizione di sicurezza senza estrarlo dalla fu autovettura. E
accertarmi che nessun elemento esterno ostruisca il cavo orale e che non abbia
la lingua ripiegata indietro e che i suoi polmoni pompino ancora aria e che non
sia in corso un arresto cardiocircolatorio. Tutto ciò senza che Luciano si
muova. E senza che io veda Luciano. Dov’è Luciano? </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Io penso al carro attrezzi e alla
sirena dell’ambulanza, penso al soccorso Aci e alle funi di 5 centimetri di
diametro, penso agli ettolitri di carburante che si riversano sull’asfalto, su
questo asfalto, che le erbe lo attraversano e si creano strade, fiumi, manti
sotterranei e non c’è più catrame in questo angolo sperduto. C’è un amalgama di
terra e benzina sul quale poggiano inermi le lamiere. E nelle lamiere c’è il
gagliardetto di Luciano con Luciano accanto. E poi ci sono io che devo
soccorrere l’estraneo Luciano senza muoverlo e anche oggi quello spirito mi
aveva scongiurato di non indossare le Tod’s e anche oggi ho indossato le
stilosissime Tod’s.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Il numero dei soccorsi. O delle
pompe funebri. La bara di mio padre in legno scuro – io non l’avrei mai scelta
così – e le scarpe comprate apposta per non camminare. Che senso hanno le
scarpe di un morto? Mia madre insistette: l’obolo per Caronte, il rosario tra
le mani, nell’aldilà non sai mai cosa trovi. E se l’anima restasse sulla soglia
senza poter entrare in paradiso? C’è gente che pensa come Dante senza aver
letto Dante. La moglie di Luciano a casa con il figlio non sa di dover entrare
in un negozio di calzature maschili. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Sono fermo. Ho il telefono in
mano. Chiamo i soccorsi. Ad un soffio le tre corsie del Grande Raccordo Anulare
proseguono la corsa senza aneliti. Non ci troveranno mai qui, resteremo
impigliati sull’asfalto aspettando che il bitume risucchi questa imperfetta
palude di benzina.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">-</span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;"> </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;">Signor Sindaco Buonasera...</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">- </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">Con chi parlo?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">- </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">Sono Alessia de Carolis di “Cronaca in diretta”, Canale 8…</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">- </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">Mi scusi ma ora non posso parlare…</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">- </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">Signor Sindaco, la prego aspetti! Signor Sindaco!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">- </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; font-size: 7pt; text-indent: -24px;"> </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">Guardi non ho tempo…</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">- </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;">Lei è in diretta nazionale!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif; text-indent: -18pt;"><span style="font-size: 7pt;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Applausi registrati.</span></i><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;"> </span><br />
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -24px;"><br /></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;">-</span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;"> </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;">Signor Sindaco, mi dispiace, ciò che le sto per
comunicare non credo le farà piacere e mi scuso in anticipo… Luciano, il suo
tassista, ha presente? È lì davanti a lei, se guarda all’interno
dell’automobile dovrebbe riuscire a vederlo… Ecco, Luciano è morto. Una nostra
troupe la sta raggiungendo sul luogo dell’incidente per portarla qui in studio
così potrà raccontarci la sua esperienza in esclusiva…</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">-</span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"> </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;">Mi scusi ma cosa sta dicendo? Sono sperduto ai
margini del Raccordo, solo, non ho ancora chiamato i soccorsi, ho appena
realizzato di essere ancora vivo.</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">-</span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"> </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;">Ci dispiace vivamente. Un applauso per il
Sindaco!</span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Applausi registrati. Dal pubblico qualcuno
urla “Bravo!”.</span></i><br />
<i><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">-<span style="font-size: 7pt;"> </span></span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">-</span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"> </span><span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;">La nostra auto sta venendo a prenderla. Abbiamo
già avvisato la moglie di Luciano e tra poco anche lei sarà qui con noi in trasmissione!
Un applauso per il Sindaco!</span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; text-indent: -18pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Applausi registrati in studio. Fari di automobile
sul volto del Sindaco. Un tuu tuu tuu nel telefono. Il volto di Luciano che
gronda sangue e il gagliardetto della Roma, lì di fianco.</span><o:p></o:p></i></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01790971237333963660noreply@blogger.com0Roma, Italia41.9015141 12.460773741.7124251 12.144916700000001 42.0906031 12.7766307